lunedì 23 giugno 2008

La spiaggia

Oggi finalmente sono al mare: l'aria salmastra mi inebria la mente e la sabbia mi massaggia i piedi. Mi guardo intorno. E' pieno di gente strana: c'è una signorina di circa trent'anni che con il suo mini-bikini e perizoma e la pelle abbronzata (quasi bordeaux per il troppo sole) incanta gli uomini della spiaggia. Ma la cosa buffa è che una nonnetta settantenne la imita! Quest'ultima porta un bikini da cui straripano due chiappe gigantesche e piene di cellulite. Inoltre è truccatissima, ha il rossetto rosso sopra due quintali di cipria e un neo finto alla "Merilyn".
E come se non bastasse, si mette in pose sdolcinate e pienamente femminili davanti al marito che suda come un pazzo, ma non per la "bellezza" della moglie, ma per la brutta figura!
Dall'altra parte della spiaggia c'è una famiglia di tedeschi.
La madre è straiata su un asciugamano: è bianca come una mozzarella di bufala, ma in realtà è cosparsa di crema protettiva e siccome ha un costume giallo pulcino, sembra una banana con sopra la panna.
Di fianco a lei sua figlia la imita nei minimi movimenti e sembra una "baby doll" vivente con quei suoi occhiali rosa della Barbie e il costume coordinato.
Più in là ci sono gli altri due membri della famiglia: il figlioletto che, credendosi un vero macho, fa finta di serfare sul bagnasciuga col suo serf di polistirolo. E' magrissimo e indossa un costumino che lo delinea perfettamente: sembra un varano rinsecchito e tutti i bagnanti che gli passano accanto, stanno attenti che non cada perché è talmente fragile che si potrebbe spezzare in due.
Invece, spaparanzato su un lettino galleggiante, ammollo nell'acqua, c'è l'uomo di casa: è robusto, anzi grasso, il materassino lo sorregge a stento. E' calvo e la testa così lucida e tonda da sembrare una vera palla da bowilng.
E' uno spasso la spiaggia d'estate!


Joy

sabato 21 giugno 2008

The Tudors: Greensleeves (Henry/Anne)

La laggenda vuole che Enrico VIII dedicasse questa canzone ad Anna Bolena (greensleeves vuol dire "maniche verdi": pare che Anna avesse una malformazione ad una mano che copriva con abiti dalle lunghe maniche).

venerdì 13 giugno 2008

mercoledì 11 giugno 2008

La balestra della pace

Gina Mastroianni

La balestra della pace

Le parole della maestra risuonavano forti e chiare: "Questa quercia ha 800 anni. Guardate come è grande il suo tronco! E i rami!". I bambini non riuscivano con lo sguardo ad abbracciare tutto il grande albero. Tra i suoi rami e le sue foglie i raggi del sole filtravano appena. Il suo tronco era largo e robusto, la corteccia antica e rugosa, come la pelle di un vecchio. Giacomo ne era incantato. Non riusciva a staccare lo sguardo. Pensava tra sé: "Chissà quante storie avrà visto. E quante persone in tutta la sua vita!". Avrebbe voluto avvicinarsi, ma c'era una recinzione che proteggeva l'albero. La maestra richiamò tutti i bambini. Dovevano andare via, continuare il loro viaggio.

Giacomo avrebbe voluto rimanere lì. A guardare e a parlare con la quercia. Allora si nascose dietro a un cespuglio e aspettò che l’autobus con i suoi compagni e la maestra ripartisse. Quando fu sicuro che fossero lontani, uscì dal suo nascondiglio e oltrepassò la recinzione che proteggeva l'albero. Come era contento di poterlo finalmente toccare. La sua mano accarezzava il tronco ruvido e duro. Avrebbe voluto abbracciare la quercia, ma le sue piccole braccia non ce la facevano a circondare i 15 metri di circonferenza della quercia. Ad un certo punto si accorse che c'era una cavità nel tronco, un piccolo incavo. Sì abbassò, cercò di guardare dentro e poi infilò la mano. Toccava qualcosa e cercò di prenderla. Era una piccola balestra, antica, consumata, senza più le corde da tendere. Giacomo osservava l'oggetto con curiosità e si chiedeva a chi potesse essere appartenuto.

"A un bambino come te!", rispose una voce profonda. Giacomo si guardò intorno, ma non vide nessuno. "Chi ha parlato?" chiese con timore. E la voce profonda: "Io!".
Giacomo continuava a cercare intorno a sé, dietro i cespugli, il tronco: nessuno.
"Sono io, la quercia!". "Ho letto i tuoi pensieri e ho risposto. Volevi sapere a chi era appartenuta la balestra?". Giacomo guardò in alto. Era spaventato e senza parole. Avrebbe voluto fuggire, ma le gambe non gli ubbidivano.
"Non devi aver paura di me. Puoi sentire la mia voce perché sei un bambino buono, ami e rispetti la natura. Sei amico delle piante, degli alberi e degli animali".
Giacomo sentì che non doveva avere paura. La grande quercia era suo amico!
"Scusami se mi sono avvicinato e ti ho toccato. Sei così bello e grande! Quanti anni hai? Lì c'è scritto circa 800". Rispose l'albero: "Ho 853 anni, per essere precisi. Quando ero solo un giovane albero, qui intorno c'era una grande foresta. Poi gli uomini con il passare dei secoli l'hanno distrutta. Come fanno con tutto ciò che li circonda". Giacomo gli chiese chi era il bambino di cui gli aveva parlato. "Circa 800 anni fa, quando ero ancora giovane e non tanto alto, gironzolava sempre qui intorno un bambino. Si chiamava Giacomo, proprio come te. Era il figlio di un povero taglialegna, ma voleva diventare un cavaliere e andare a combattere. Con un pezzo di legno si era fatto una specie di spada, e veniva sempre qui a giocare e a far finta che io o qualche altro albero eravamo i suoi nemici. Però amava molto la natura e noi alberi. Ci rispettava e gli dispiaceva sempre quando suo padre doveva abbattere uno di noi. Un giorno, mentre era qui che giocava, passarono tanti cavalieri. Erano tutti scintillanti nelle loro armature, e colorati con i loro stemmi e stendardi. Giacomo si fermò e li osservò incantato. Quando arrivarono vicino a me, si fermarono. Il loro capo chiese a Giacomo se c'era un villaggio nelle vicinanze: avevano bisogno di acqua e di cibo per continuare il viaggio. Stavano andando in Terra Santa per le crociate. Giacomo disse che li avrebbe accompagnati al suo villaggio. Allora un cavaliere lo prese con sé in groppa al suo cavallo. Figurati la sua gioia! Insieme a un cavaliere sul suo destriero. Durante il tragitto gli fece molte domande, e soprattutto gli chiese come fare per diventare anche lui un cavaliere.

Voleva combattere anche lui e anelare alle crociate. "Noi andiamo a combattere perché è nostro dovere, ma non si dovrebbe mai fare guerra. Non sognare di diventare cavaliere per uccidere: niente può giustificare una guerra. Un vero cavaliere aiuta chi ha bisogno, soccorre i poveri, le vedove, i bimbi. Porta la pace".

Giacomo rimase a fissarlo: un cavaliere che non voleva combattere! Non si era mai visto. Era strano quell'uomo. Scuro di carnagione e di capelli, alto, robusto e forte, con degli occhi verdi, ma pieni di tristezza. Giacomo sì sentì scrutato quando incontrò quegli occhi. E che mani forti aveva quel cavaliere! Quando lo aveva issato sulla sella del cavallo, lo aveva preso con una stretta vigorosa e decisa.
Giacomo gli chiese perché non voleva combattere. Era bello fare la guerra. Si poteva dimostrare il proprio valore, il proprio coraggio. Diventare degli eroi.
"Non è uccidendo che si dimostra il coraggio. Ho lasciato la mia famiglia, mio figlio, un bimbo della tua età. E non so quando e se ritornerò. Se potrò vederlo crescere, se potrò giocare con lui, insegnargli a vivere. Il coraggio è nell'amore che portiamo agli altri, anche ai nostri nemici. Noi stiamo andando nella terra di Gesù a fare la guerra, a portare odio, nel paese di colui che ha insegnato ad amare, a perdonare".

Giacomo continuava a fissarlo. Era rapito dalle parole del cavaliere. Le aveva sentite già una volta da un monaco che era passato di là. La mano del cavaliere gli sfiorò i capelli, con una carezza. "E' come se stessi toccando mio figlio. Non combattere mai ragazzo, mai con le armi, non uccidere mai nessuno. Lotta sempre per portare la pace. Tu puoi farlo. Ricorda che le tue armi sono la pace e l'amore".
Il bimbo lo guardò mentre si allontanava e si avvicinava ai suoi compagni. Poi guardò a terra e si accorse di una piccola balestra. Doveva essere caduta dalla sella di qualche cavaliere. La raccolse e la strinse tra le mani. Ora aveva un'arma come i cavalieri! Era felicissimo!
Finalmente poteva anche lui far finta di combattere in attesa di diventare un uomo. Dimenticò le parole di pace del cavaliere. Il coraggio è nella lotta non nella pace. Che andava dicendo!
Si recò subito nel bosco per provare la sua balestra. Correva, saltava, sì nascondeva dietro gli alberi. Venne anche da me e mi staccò dei ramoscelli per farne delle frecce. Le lanciava verso l'alto, senza nessun bersaglio preciso. Era felice della sua balestra. A un certo punto una delle frecce colpì un uccellino che stava volando. Cadde giù. Proprio ai miei piedi. Giacomo si avvicinò e lo prese tra le mani. Non voleva fargli del male. Non aveva mai colpito nessun animale prima d'ora. Cercò di aiutarlo. Non vedeva nessuna ferita. Poi l'uccellino aprì le ali, come se stesse per spiccare il volo, e alzò la testa verso il cielo. Giacomo aprì la mano, felice, perché l'uccellino stava bene e voleva volar via. Ma fu solo un attimo. Richiuse le ali e chinò la testa. Morì tra le mani del bambino. Giacomo rimase senza parole. Senza pensieri.

"Non uccidere mai nessuno". Le parole del cavaliere iniziarono a risuonare nella sua mente. Ora capì cosa aveva voluto dirgli. Mai far del male a nessuno, uomini o animali che siano. Non si deve uccidere. E lui lo aveva fatto. Seppellì con le lacrime agli occhi l'uccellino. E si fermò sotto di me. In silenzio. Quando andò via era notte fonda. Giacomo era diventato grande in una sola notte. Ma prima di andare via, lasciò la balestra in una piccola fessura del mio tronco. Andò a casa. Non lo vidi più per tanti anni.

Altri bambini vennero a giocare presso di me. Divenni più grande. La balestra era sempre nel mio tronco. Un giorno un monaco, molto anziano, si fece presso di me. Mi accarezzò il tronco. E prese la balestra nascosta. Sapeva perfettamente dov'era. Era Giacomo! Un uomo, ormai, anziano. E monaco. Era diventato francescano. Mi raccontò la sua storia, i suoi viaggi, le sue predicazioni. Era stato in Terra Santa tante volte. Non come crociato, ma come frate. Per portarvi la pace e l'amore di Gesù. Per aiutare chi aveva bisogno. Era diventato un cavaliere, ma di Cristo. E ne era felice. Rimise la balestra al suo posto. Mi accarezzò nuovamente. E mi disse addio. Sapeva che non sarebbe più tornato. La sua vita era alla fine. Questa è la storia della balestra che hai trovato nel mio tronco".

Giacomo fissò l'oggetto che aveva in mano e fissò la grande quercia. "La rimetto al suo posto. È lì che deve rimanere. Voglio diventare anch'io un cavaliere". "E lo diventerai, cavaliere di pace". Rispose l'albero. "Ora però devi ritornare a casa. Saranno tutti preoccupati per te. Quando avrai realizzato il tuo sogno, torna da me. Sarò qui ad aspettarti, con la balestra della pace".

martedì 10 giugno 2008

Erano i capei d'oro a l'aura sparsi

Francesco Petrarca

Erano i capei d'oro a l'aura sparsi

Erano i capei d'oro a l'aura sparsi
che 'n mille dolci nodi gli avolgea,
e 'l vago lume oltra misura ardea
di quei begli occhi, ch'or ne son sì scarsi;

e 'l viso di pietosi color' farsi,
non so se vero o falso, mi parea:
i' che l'esca amorosa al petto avea,
qual meraviglia se di subito arsi?

Non era l'andar suo cosa mortale,
ma d'angelica forma; et le parole
sonavan altro, che pur voce humana;

Uno spirto celeste, un vivo sole
fu quel ch'i' vidi; et se non fosse or tale,
piagha per allentar d'arco non sana.
(Canzoniere, XC)

Parafrasi:

Erano i capelli biondi mossi al vento
che li avvolgeva in mille dolci nodi, e ardeva intensamente l'affascinante luce di quei begli occhi che ora ne hanno così poca;

e mi sembrava, non so se fosse realtà o illusione, che il suo viso si atteggiasse a pietà: io avevo in cuore un'esca infiammabile, è forse strano che divampassi subito al fuoco d'amore?

Il suo portamento non pareva di creatura mortale, ma angelica, e le parole suonavano diversamente da voce umana.

Uno spirito celeste, un vivo sole fu quel che vidi; e anche se ora non fosse tale, la ferita di una freccia non si rimargina quando l'arco non è più teso.

sabato 7 giugno 2008

Commedie rinascimentali

I Fuoriclasse
hanno il piacere di presentarvi

Commedie tra Medioevo e Rinascimento

12 giugno
ore 18
Scuola elementare di Via Lamarmora
Lainate (MI)